Scrittori per molti aspetti antitetici, d’Annunzio e Pirandello si sono misurati con la scena teatrale facendone anche il banco di prova delle rispettive concezioni linguistiche. La lingua come sonorità lirica e la riformulazione attualizzata delle suggestioni del dramma classico hanno permesso a d’Annunzio di sospendere il suo teatro in uno spazio metastorico. La prosa borghese di registro medio e neutro, corroborata dalla nuova espressività dei mezzi di comunicazione, sta a fondamento del teatro di Pirandello. Linguisti, italianisti e uomini di teatro, dalle loro diverse prospettive, riflettono nei contributi raccolti in questo volume su uno snodo drammaturgico di fondamentale importanza, che ha decretato e continua a decretare il successo della proposta pirandelliana, relegando sempre più ‘fuori scena’ la troppo letteraria soluzione dannunziana. Una questione complessa, calata com’è in una stretta contiguità cronologica; irriducibile a facili schematismi, poiché la convergenza/divergenza delle due opzioni parrebbe sottendere più punti di contatto/attrito, lungo un’ardita traiettoria di sperimentazione estendibile anche ad altre esperienze teatrali in quello stesso arco di tempo.
Titolo
La lingua del teatro fra d’Annunzio e Pirandello
Autori
Melosi Laura, Poli Diego (a cura di)
Pagine
260
Anno di edizione
2007
Editore
EUM Edizioni Università di Macerata
Collana
Quaderni linguistici letterari e filologici
Supporto
Cartaceo
Formato
Brossura
ISBN
978-88-6056-006-3
Prezzo
20.00