«La pandemia ci ha messi di fronte al fatto che le malattie “vengono da
lontano”. Se è stata la fisica per prima ad abituarci all’idea degli
effetti a distanza (il famoso esempio del battito delle ali della
farfalla), ora lo stesso concetto si sta affermando anche per le
malattie umane. Non solo una pandemia può essere scatenata da un
turbamento degli equilibri ai confini tra natura selvaggia (wilderness) e
società umane, ma la diffusione delle malattie in generale sembra
sempre più soggetta a condizioni globali che vanno sotto il nome di
“salute planetaria”. Il modello concettuale proposto per adeguare la
ricerca su ambiente e malattie alla nuova condizione planetaria è stato
definito “esposoma”, vale a dire lo studio di tutte le influenze
ambientali che, nel corso della vita di una persona, possono modificare
lo stato di salute, intendendo il termine ambiente in senso lato e
comprendendo le esposizioni voluttuarie e comportamentali e le
condizioni socio-economiche. Questo modello fu proposto da Christopher
Wild (2015) per sottolineare che una enorme quantità di risorse è stata
posta negli anni passati nello studio del genoma...»
Paolo Vineis è professore ordinario di Epidemiologia
Ambientale presso l’Imperial College di Londra. Svolge ricerca nel campo
dell’epidemiologia molecolare, in particolare sull’epigenetica e su
biomarcatori derivanti dall’uso di piattaforme omiche. Svolge anche
ricerche sugli effetti sulla salute del cambiamento climatico. È stato
coordinatore di progetti finanziati dalla Commissione europea:
Exposomics (sugli effetti molecolari dell’inquinamento atmosferico) e
Lifepath (H2020, su disuguaglianze socioeconomiche e invecchiamento). È
inoltre coordinatore o coinvestigator in altri progetti internazionali e
co-PI dell’NIHR Centre for non-communicable diseases in Low and
Middle-Income Countries. È socio dell’Accademia dei Lincei. Ha al suo
attivo più di 1100 pubblicazioni su riviste scientifiche
(H-index>180), ed è autore di vari libri.