Perché il giovane Leopardi si è più volte cimentato nel genere tragico nonostante la mancanza di una reale vocazione teatrale Come vanno interpretati non i testi, ma i tentativi di questa scrittura all’interno della sua carriera letteraria? Da queste domande prende avvio l’indagine di questo volume, che sottrae gli abbozzi teatrali a una sperimentazione fine a se stessa, per conferire loro una funzione militante, all’interno di un più vasto e articolato progetto di riforma letteraria. Il confronto qui proposto, tra la teorie drammaturgiche di Leopardi e quelle sette-ottocentesche, rivela un autore che, pur non avendo scelto il genere drammatico come privilegiata forma espressiva, è stato capace di apportare contributi originali anche in un ambito così poco congeniale alle sue inclinazioni. Distinguendo tra una sfiducia storica di Leopardi nel dramma moderno e una svalutazione molto più intrinseca della poesia drammatica, l’autrice va a individuare in altre zone dell’opera leopardiana la presenza del tragico, ormai svincolatosi dal genere drammatico, sottolineando come Leopardi si ponga in realtà come caso paradigmatico di una più vasta tendenza primottocentesca, e come la sua poesia e il suo pensiero abbiano saputo precorrere alcune teorie del tragico che sarebbero state elaborate in Europa tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Titolo
Leopardi teorico del tragico
Sottotitolo
Dagli abbozzi teatrali alla poesia lirica
Autori
Mirra Alessandra
Pagine
270
Anno di edizione
2012
Editore
EUM Edizioni Università di Macerata
Collana
Monografie fuori collana
Supporto
Cartaceo
Formato
Brossura
ISBN
978-88-6056-335-4
Prezzo
16.00