Note sul testo
“L’ascolto è consustanziale alla musica: si può infatti fruire di suoni senza produrne ma, normalmente, non è possibile fare il contrario. L’esperienza musicale invoca dunque il mettersi all’ascolto.
Porsi all’ascolto è un mettersi in relazione con il mondo, con l’altro da sé, con il paesaggio sonoro in cui si è immersi. Ma significa anche ascoltarsi, sintonizzarsi con il proprio sé: è un atto di propriocezione che scandaglia le radici profonde della musicalità di ciascuno.
L’atto dell’ascolto però non riguarda esclusivamente la musica. In senso lato è fondamentale ad esempio nella relazione educativa: non si può insegnare se non si ascoltano i propri studenti. Del resto – sempre in un’accezione ampia – l’ascolto è centrale anche in tutti quei “servizi alla persona” che mettono al centro la relazione di cura e la relazione di aiuto: che promuovono cioè un atteggiamento “clinico” proteso ad entrare in sintonia con il prossimo.
Ascoltare e mettersi in relazione sono quindi un tutt’uno. Non è un caso dunque se un numero crescente di attività legate al suono e alla musica mette al centro del proprio operato appunto la relazione: dall’educazione musicale – con particolare riferimento alle declinazioni inclusive tipiche del nostro tempo – fino alla musicoterapia, passando per quel territorio ampio, effervescente e variegato di pratiche musicali orientate allo “stare bene” (cioè al benessere) e allo “stare insieme” (cioè al fare comunità). Emergono sempre più quindi una domanda e un’offerta di pratiche musicali in cui professionisti, o comunque volontari specializzati, intessono relazioni mediate dal suono per rispondere e assolvere a bisogni e difficoltà di vario genere: sono attività musicali finalizzate alla promozione della persona umana, e quello di “persona” come si sa – a differenza di “individuo” – è concetto intrinsecamente relazionale.
La musica è dunque sempre più un mediatore di rapporti umani, il filo sonoro che traccia gli itinerari di cambiamento percorsi dall’educatore, terapeuta o animatore musicale, insieme con il fruitore del proprio lavoro. Fra relazione educativa e relazione di aiuto si moltiplicano i contesti di azione e gli ambiti di ricerca in cui la musica è luogo di formazione, di cura, di benessere e di promozione sociale: nella specificità di approcci e di finalità l’intento comune è quello di mettersi all’ascolto”.
All’ascolto. La musica nella relazione educativa e nella relazione di aiuto: un’introduzione, di Luca Bertazzoni
Indice
Luca Bertazzoni, All’ascolto. La musica nella relazione educativa e nella relazione di aiuto: un’introduzione
Piero Crispiani, Le pratiche musicali come prevenzione e cura di disordini dello sviluppo. Una nuova professionalità: il Motor Music Trainer
Elena Malaguti, Praticare l’esperienza musicale: fra inclusione sociale, educazione inclusiva e processi di riabilitazione
Mariateresa Lietti, Suonare, che passione! Lo strumento musicale come mezzo per esprimersi e comunicare
Amalia Lavinia Rizzo, L’insegnante musicista di sostegno come motore per l’inclusione scolastica nella scuola secondaria di I grado: progettazione, didattica e valutazione
Titolo
Quaderni di Pedagogia e Comunicazione Musicale 6 / 2019
Sottotitolo
La musica nella relazione educativa e nella relazione di aiuto
Autori
Luca Bertazzoni, Manuela Filippa, Amalia Lavinia Rizzo (a cura di)
Pagine
257
Anno di edizione
2019
Editore
EUM Edizioni Università di Macerata
Collana
Quaderni di Pedagogia e Comunicazione Musicale
Supporto
Cartaceo
Formato
Brossura
ISBN
978-88-6056-642-3
Prezzo
15.00