Alias
Storia dell’arte, la parente povera sui banchi di scuola
di Annamaria Ducci, Alias Domenica, il manifesto, 08.05.2022
Roberto Sani, “La Storia dell’arte come disciplina scolastica. Dal primo Novecento al secondo dopoguerra”, EUM (Edizioni dell’Università di Macerata). Una faticosa emancipazione quale materia scolastica, prima e dopo la Riforma Gentile, nel segno del «saper vedere»: il problema, da Adolfo Venturi ad Argan, è inquadrato dal punto di vista delle scienze dell’educazione.
«Da “Cenerentola” a “parente pauvre” dell’insegnamento liceale». Questo il titolo eloquente dell’ultimo capitolo del bel libro di Roberto Sani, La Storia dell’arte come disciplina scolastica Dal primo Novecento al secondo dopoguerra (EUM, Edizioni dell’Università di Macerata, pp. 256, euro 20,00). Il libro ripercorre l’affermazione della storia dell’arte come materia scolastica nel secolo scorso: una difficile imposizione, come esprimono le disincantate espressioni – «Cenerentola» e «parente pauvre», appunto – rispettivamente di Adolfo Venturi e di Roberto Longhi.
Negli ultimi vent’anni questo tema ha conosciuto un crescente interesse, con gli studi di storici dell’arte come Massimo Ferretti, Elena Franchi, Irene Baldriga, per fare solo alcuni nomi. Sani lo affronta invece dalla prospettiva di uno storico dell’educazione, con un’attenzione particolare alle normative giuridiche e al loro impatto sulle istituzioni scolastiche. Di quella lunga vicenda l’autore rende conto riportando gli accesi dibattiti parlamentari, le invettive degli intellettuali, le resistenze dei politici, fornendo con estrema precisione rinvii a circolari, leggi, decreti e regolamenti, ma anche documenti inediti, in buona parte riportati in extenso nella ricca Appendice documentaria. In tal modo anche i dibattiti teorici inerenti i programmi, la storia ‘materiale’ degli strumenti didattici ne escono rinforzati, alcuni protagonisti risaltano con maggior nettezza.
Materia ancillare – ora della storia, ora della letteratura –, occasione di diletto o orpello decorativo dell’educazione ottocentesca intrisa di sentimentalismi, fu solo ai primi del Novecento, con l’operato di Adolfo Venturi (dal 1901 titolare della prima cattedra italiana di Storia dell’arte medievale e moderna alla Sapienza), con i suoi reiterati appelli sulle pagine de «L’Arte» e dal 1924 anche come senatore del Regno, che alla disciplina si riconobbe uno statuto autonomo, affermandone il ruolo centrale per la formazione dei giovani italiani. Momento cardine di questa storia fu la Riforma Gentile del 1923, che introdusse definitivamente la materia come obbligatoria nei licei classici, e come facoltativa nel nuovo Liceo femminile: con una specifica significativa, perché qui si doveva insistere maggiormente sulle «cosiddette arti decorative considerata la funzione che la donna assume nell’ordinamento estetico della casa». Si trattava ancora di insegnamenti conferiti «per incarico» dai presidi, una situazione di estrema precarietà di cui avranno a soffrire numerosi allievi – soprattutto donne – di Venturi…
https://ilmanifesto.it/storia-dellarte-la-parente-povera-sui-banchi-di-scuola
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