Medioevo Romanzo
di Stefano Asperti, volume XXXVI, VI della IV serie, fascicolo II - luglio - dicembre 2012, pp. 454-455
Il volume presenta in traduzione italiana, con aggiornamenti bibliografici del curatore, un classico degli studi trobadorici, l’Introduzione premessa da Martín de Riquer alla sua antologia Los trovadores del 1975. La struttura dell’Introduzione qui riedita è strettamente correlata alla concezione primitiva come parte di una grande antologia, nella quale le sezioni dedicate ai singoli sono introdotte da cappelli introduttivi, spesso densi e talora simili a brevi monografie, che determinano in primo luogo le coordinate storiche di massima relative all’autore in questione e che, considerate in sequenza, contribuiscono quantomeno ad abbozzare un disegno storico complessivo, legato pur sempre alle individualità sulle quali è concepito. Di conseguenza, la prospettiva storica manca invece quasi totalmente nell’Introduzione, dove prevalgono la presentazione oggettiva dei dati (p. es. il capitolo sui Canzonieri) e la descrizione delle forme (p. es. la Versificazione), con una certa propensione tipologica, avvertibile nella scelta di dedicare ampio spazio ai Trattatisti medievali di poetica, sia nei capitoli sui Generi (condizionati dalla forma, dal contenuto o d’impostazione dialogica), sia ancora nell’ampio capitolo Poesia feudale, nel quale sono affrontati aspetti tematici e di contenuto che collegano fortemente, nell’impostazione di R., la lirica dei trovatori alla società nella quale si sviluppò, alla sua cultura e mentalità. La differenza d’impianto è sensibile rispetto a sintesi sulla poesia dei trovatori dovute a singoli studiosi (penso ad esempio ai lavori di Mölk, Di Girolamo, Lazzerini), che privilegiano comunque la dimensione storicocronologica; l’organizzazione risulta piú comparabile con le scelte che improntano alcuni volumi collettivi (Akehurst e Davis 1995; Gaunt e Kay 1999), dove peraltro singoli capitoli ripercorrono le vicende di sviluppo della lirica provenzale, in chiave anche sintetica.
Messa in chiaro questa carenza sul versante storiografico, che dipende in larga misura dalla sede originaria di pubblicazione, la presente resta comunque una validissima presentazione della lirica provenzale, che trova dei punti di forza in scelte precise compiute da Riquer, in sintonia anche con i propri stessi indirizzi di storico della letteratura, ossia nella preponderanza accordata in ultima analisi all’informazione. Questa si organizza, con esemplare limpidezza e leggerezza di stile, intorno a una serie di nuclei di dati essenziali per la conoscenza della produzione trobadorica (strutture metriche, tematiche, lessicali, ecc.), che conservano ancora pienamente la loro validità ad alcuni decenni ormai dalla pubblicazione. Concepito come una Introduzione, il volumetto ne ha in effetti tutte le qualità, permettendo d’inserire facilmente, anche in chiave didattica, sviluppi piú recenti dell’interpretazione (dalla valorizzazione delle tradizioni manoscritte, alle ricerche di tipo intertestuale, all’indagine sulla dimensione soggettiva e la spiritualità del tempo) su una base sicura di conoscenze, ovvero di riconsiderarle in chiave piú propriamente storica. Ciò anche grazie alle parti di aggiornamento bibliografico, «disposte sulla falsariga delle note originali» e intese a «mettere in condizione il lettore di rendersi conto delle piú importanti acquisizioni successive» (p. 14); volutamente non esaustive, esse sono peraltro di grande utilità e risultano pienamente funzionali all’opera nel suo insieme, con la quale risultano assai ben integrate. Sviluppando un’indicazione già presente in Los Trovadores, questa riedizione è completata infine da una ricca discografia, curata da Katia Boccanera.;
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