Ricerche di Storia Politica
di Maria Teresa Giusti, 1/10 anno XIII
Uno dei principali obiettivi di questo interessante volume è quello di dimostrare dove e come abbia fallito il sistema sovietico nel creare lo Stato del benessere per i lavoratori, a dispetto delle intenzioni e delle dichiarazioni degli slogan rivoluzionari. Lo stesso titolo contiene un ossimoro, laddove si sottolinea l'assenza del benessere in un sistema di welfare che si rivela parziale o meritocratico-occupazionale, cioè diretto a proteggere solo alcune categorie sociali. Se per Welfare State intendiamo lo Stato del benessere, realizzato attraverso una serie di interventi tesi a rimuovere i bisogni dei soggetti e delle famiglie in difficoltà mediante decisioni di politica sociale, la ricerca della Caroli dimostra quanto invece lo stato sovietico sin dai suoi esordi abbia ridotto tali interventi limitandoli a certe categorie di cittadini. Il welfare sovietico ha condannato quindi alla povertà vasti strati della popolazione perché meno utili al regime o considerati meno fedeli. Generalmente per i regimi totalitari, e in particolare per le economie pianificate come era quella dell’Urss, parliamo di welfare totale, dove l'unico soggetto o attore legittimato a realizzare interventi sociali è lo Stato, il quale dovrebbe compensare la mancanza di alcune libertà con l'erogazione di servizi. In realtà sin dalla sua nascita il governo bolscevico ha limitato i suoi interventi o non ha mai implementato leggi in materia di assistenza sociale. Del resto, il regime totalitario dell’Urss non cercava legittimazione né consenso, al contrario delle élite politiche dei paesi democratici che hanno cercato di risolvere le situazioni di bisogno dei cittadini.
Il tema della protezione sociale nell’Urss, spesso ignorato dalla storiografia, si presenta in maniera esaustiva in questo volume, che si aggiunge agli studi già svolti dall'autrice in materia di storia sociale sovietica, sull'infanzia abbandonata e sulle associazioni giovanili di massa dei pionieri nell’Urss degli anni Venti e Trenta. Nella prima parte di questo saggio l'autrice ripercorre l'evoluzione del sistema previdenziale zarista e della legislazione sulle assicurazioni sociali che accompagnò la nascita dell'industria russa a fine Ottocento. Nella seconda parte viene illustrata la riforma bolscevica della previdenza sociale, mentre nella terza l'autrice tratta le successive riforme che vanno dal periodo della NEP (nuova politica economica) al 1927. In questa fase, il governo bolscevico introdusse marcate differenziazioni tra categorie di lavoratori, favorendo gli operai qualificati a svantaggio ad esempio degli insegnanti - malgrado questi ultimi avessero il delicato compito di educare le masse ai principi rivoluzionari; dei contadini, ben più numerosi; degli impiegati e dei burocrati, che in seguito avrebbero costituito il nerbo del complesso sistema burocratico sovietico. Gli ultimi due capitoli analizzano in maniera approfondita l'evoluzione del sistema previdenziale nel corso del primo (1928-1932) e del secondo (1933-1937) piano quinquennale.
Il metodo di indagine scelto coniuga sapientemente il livello della macrostoria con la microstoria: infatti, oltre che offrire un quadro dello sviluppo delle politiche sociali nell’Urss degli anni Venti e Trenta, l'autrice per la sua indagine si serve delle numerose lettere di lagnanza e di richiesta (60 lettere selezionate tra le 300 esaminate), inviate dai comuni cittadini alle autorità centrali per rivendicare i propri diritti sociali, legittima ricompensa e frutto della mobilitazione e del sacrificio richiesti dalla rivoluzione prima e dalla guerra civile poi. Molte erano le lettere di aiuto inviate a Nadezda K. Krupskaja, vedova di Lenin e all'epoca vice-commissario del Popolo per l'Istruzione. Tra queste la supplica di una donna di 50 anni che, spinta dalla disperazione, implorava di essere rinchiusa in un ospizio o in un ospedale psichiatrico per poter sopravvivere (p. 210). Un caso questo emblematico della condizione drammatica delle donne, in particolare delle vedove, che rischiavano di morire di fame con i loro figli perché non sufficientemente protette dallo stato. Per questo studio denso e a tratti anche molto particolareggiato l'autrice si è servita della ricca documentazione proveniente dagli archivi centrali e locali dell'ex Unione Sovietica, tra cui l'archivio della Direzione centrale dell'Assicurazione sociale dell'Urss, gli archivi del Commissariato del popolo per la Protezione sociale e del Consiglio centrale pansovietico dei Sindacati.;
Riferito a
Un Welfare State senza benessere
Insegnanti, impiegati, operai e contadini nel sistema di previdenza sociale dell’Unione Sovietica (1917-1939)
Caroli Dorena
Anno: 2008
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