Recensione di Sabrina Conforti, allieva della Scuola di Studi Superiori Giacomo Leopardi - Università di Macerata
Oltre il confine è un’opera curata dalle due studentesse della Scuola d’eccellenza G. Leopardi, Elisa Baiocco e Mariagrazia Coco. Essa è la raccolta di interventi tenuti da undici relatori provenienti da sei università in occasione del Festival delle Scuole, cioè un evento organizzato dalle Scuole Universitarie di eccellenza, con l’obiettivo di creare una nuova prospettiva interdisciplinare oltre le proprie conoscenze o meglio “oltre il confine”.
L’autrice, Elisa Baiocco, nella prefazione al libro ha cercato di spiegare in poche ma calzanti parole l'intento dell'evento "Oltre il Confine". A partire dal concetto di confine Elisa Baiocco spiega lo scopo dell’evento attraverso una metafora sui colori: è necessario eliminare il pregiudizio, rappresentato dal contorno nero delle cose, perché solo così si potrà andare oltre il confine e, citando la curatrice, «formare un arcobaleno di colori». La prefazione è seguita da dieci interventi riassunti dalle due autrici.
Il primo intervento è quello di Tommaso Laganà che si concentra sulla questione del confine del regno di Teoderico connessa al ruolo delle donne in età medievale e riesce a descriverla in modo comprensibile anche per chi non conosce il mondo medievale. Concentra il proprio lavoro su tre punti del rapporto donna-confine: con la loro mediazione in politica estera si sono abbattuti confini, creando legami di influenza, rapporti di solidarietà e generando uno scambio culturale.
Il secondo intervento è quello di Christian Allasino che ripercorre cronologicamente le teorie novecentesche riguardo l'Urheimat e la lingua indoeuropea, mettendone in luce pregi e soprattutto difetti, e queste sono approfondite con lo scopo di spiegare le origini della Weltanshauung nazista. Risulta essere una discussione interessante che porta a nuove questioni, lasciando aperte strade da approfondire.
Tommaso Ghezzani racconta nel terzo intervento il rapporto tra il confine, declinato come limite, e la filosofia di Michel de Montaigne. Tommaso Ghezzani riesce a delineare perfettamente l'intento di Montaigne: far crollare quei confini, limiti e pregiudizi umani costruiti dall’uomo stesso e promuovere invece una sana ricerca di sé e della ragione umana, riconoscendosi inserito in una realtà più complessa e non del tutto afferrabile.
Il quarto intervento è la storia raccontata da Sylvana Taralli che si incentra su un dialogo tra lei e Muytaba, un ragazzo afghano arrivato in Italia quasi dieci anni prima. Attraverso il racconto autobiografico di Muytaba, Sylvana Taralli inizia un viaggio introspettivo per notare quante somiglianze ci siano tra loro. Il confine apparente tra due culture cade e riecheggia la frase detta da Muytaba: «Se non mi conosci, chiedimi chi sono». Poche parole, ma efficaci: il dialogo permette di superare quel confine artificiale e conoscendo l'altro, si conosce meglio anche sé stessi.
Francesca Camilletti, nel quinto intervento, si concentra sul confine tra autore e copista nell'età medioevale. Da filologa afferma che il suo compito è restituire un testo il più vicino possibile a quello dell'autografo, vale a dire a quello dell'autore, ma risulta difficile nel momento in cui è il copista a diventare autore stesso. Egli si assume l'autorità di ampliare e modificare il testo originale. Ciò che auspica Francesca Camilletti è infine un ripensamento della dicotomia autore-copista.
È interessante la sesta esposizione su Francesco Biamonti, scrittore ligure di metà Novecento, e il suo concetto di confine che ha come relatrice Valentina Maurella. Il desiderio di registrare una «Liguria infranta che resiste ancora» porta Biamonti a disegnarne i confini morali e non solo i confini geopolitici. L’estremo confine è quello che divide gli individui, gli uni dagli altri: da una parte l’individuo è solitario e si richiude in sé stesso, mentre dall'altra si apre all'Altro non principalmente con il dialogo, bensì attraverso «l'espressività». La conclusione di Valentina Maurella è che la scrittura di Biamonti nasce dal confine, ma lo supera poeticamente.
Alessio Sacha Giordano racconta nel settimo intervento la biografia del creatore dell'esperanto, Ludwik Łazarz Zamenhof, mettendone in luce l’interesse per le lingue e la situazione di bilinguismo e di antisemitismo in cui è cresciuto. L’esperanto nasce su ideali morali desideranti una fratellanza universale conquistata grazie all'utilizzo di una lingua universale e neutrale che non discrimini nessuno e che dunque superi tutti i confini.
Giulio Santini cerca di mostrare, nell’ottavo intervento, come Italia, Germania e Giappone abbiano oltrepassato il confine del valore costituzionale del principio pacifista partecipando in modo armato ad operazioni internazionali di pace, non rispettando le rispettive costituzioni fondanti su un’esplicita rinuncia alla guerra e a qualsiasi forza armata, in favore di un’adesione a organizzazioni internazionali che la ripudiano. Nelle conclusioni Giulio Santini, ammettendo di aver escluso l'ambito etico dalla trattazione, chiude con una domanda etica sul principio pacifista.
Margherita Zappatore nel nono intervento tenta di delineare un nuovo approccio al sistema penitenziario italiano basato sul modello Halden norvegese, dove ogni detenuto vive liberamente. È una rieducazione dinamica che porta a grandi risultati: infatti, la recidività risulta essere del 30% a differenza di quella italiana al 68% circa. Per andare oltre il confine creato dal pregiudizio italiano sul sistema penitenziario si deve lavorare in favore del principio di rieducazione del detenuto.
Infine, nel decimo intervento, la spiegazione del componimento della Nona sinfonia di Beethoven viene attuata da due autori, Giulio Deangeli e Samuele Cannas, accostando tecnicismi propri della disciplina musicale alla filosofia e alla letteratura. La Nona sinfonia, uno dei pezzi più incompresi e manipolati della storia, risulta essere una poesia in musica: un messaggio di libertà, fratellanza e pace universale che si libera oltre il confine.
Alla luce di quanto detto la raccolta che viene presentata dalle due autrici riesce pienamente a riassumere il concetto di confine e soprattutto i tentativi di superare il confine considerato come barriera. I vari interventi, che vertono su ambiti tra loro molto diversi, spingono il lettore a voler approfondire quell’argomento trattato e, soprattutto, permettono al lettore di riconsiderare e mettere in dubbio i confini che ogni cosa sembra avere. Quest’opera permette all’evento Oltre il confine, tenutosi nel 2019, di superare il confine del tempo, in quanto anche dopo anni la sua lettura può continuare a far riflettere sul concetto di confine, scopo ultimo del festival.
Sabrina Conforti;
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