Bollettino dell'Atalante Linguistico Italiano
di Valentina De Iacovo, Recensioni e segnalazioni, Bollettino dell'Atalante Linguistico Italiano, III Serie - Dispensa N. 44 2020, pp. 260-261
Proponendosi come «strumento per “mettersi d’accordo” con i lettori su come rappresentare i suoni del dialetto, e quindi su come leggere correttamente le parole, grazie a convenzioni ortografiche condivise», questo volumetto rappresenta, ancora una volta, la volontà di trovare un punto di contatto tra pronuncia e ortografia ovvero tra chi quei suoni li mastica quotidianamente e chi cerca di garantirne una traccia per i posteri. L’Autore ha bisogno dunque di problematizzare alcune riflessioni sull’utilizzo odierno del dialetto e su quali debbano essere le premesse per una sua trasposizione scritta: quale scrittura può mostrarsi fedele al suono? Quali convenzioni bisogna seguire per mettere ordine e su quali aspetti ci si può concedere più possibilità? Si comincia quindi col situare geograficamente queste parlate per puntualizzarne subito la complessità (seppur, a prima vista, di un territorio relativamente esteso), tipica dei dialetti d’Italia, che vede la convivenza (e quindi l’influenza) di tre gruppi dialettali, il gallo-italico, il (peri)mediano e il meridionale, in una unica regione, le Marche. Si passa così al descrivere quali suoni appartengono al sistema maceratese attraverso un confronto con i suoni vocalici e consonantici dell’italiano, ovvero la conoscenza dell’altro si rafforza passando dalla propria, facendo subito emergere il bisogno di disambiguare certe forme scritte (l’utilizzo dell’accento e di alcuni diacritici presenti nelle vocali) o evidenziando delle asimmetrie (l’assenza di distinzioni di lunghezza per la fricativa postalveolare sonora in posizione intervocalica). L’apprezzabile modus operandi adottato risulta inoltre essere anche didattico perché descrive con chiarezza i principali fenomeni articolatori dei suoni vocalici e consonantici servendosi di rappresentazioni grafiche come gli orogrammi e facendo ben emergere coppie minime attraverso i numerosi esempi (anche considerati inesatti laddove si cerca di motivare la resa grafica di un determinato suono). Dopo questa prima parte (organizzata nei primi quattro capitoli), il dialogo con il lettore può quindi aprirsi alle questioni più spinose legate alla trasposizione grafica di alcuni fenomeni tipici di questo dialetto come l’assimilazione progressiva di alcuni suoni sordi in sonori o quella regressiva di alcuni suoni sonori in nasali, la cogeminazione, l’autogeminazione (§ V) o ancora alcune questioni controverse come l’uso dell’h nelle forme del verbo avere o la suddivisione delle parole (§ VI), sempre in un’ottica di comprensione e coerenza. Attraverso il materiale raccolto e prodotto (in particolare § VII), l’Autore dimostra un’impeccabile padronanza rispetto ai fenomeni orali presenti nello spazio dialettale in cui vive (e alle trasposizioni scritte nella realtà dei social network). Emerge dunque un ultimo concetto rilevante che l’Autore implicitamente esprime: chi si approccia a questo genere di esercizio deve essere dotato di una sensibilità metalinguistica e uditiva essenziali nella buona riuscita di questo compromesso linguistico.
http://atlantelinguistico.it/la-rivista.html;
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