La Civiltà Cattolica
01/07/2016
di G. Cogliandro, 2012, III, pp. 338-340

L'A., docente di filosofia moderna all'Università di Macerata, ha dedicato all'ambiente filosofico e culturale dell'Olanda ai tempi di Spinoza diverse pubblicazioni in Italia e all'estero, con particolare attenzione al Tractatus spinoziano, del quale ha realizzato una edizione critica, e al suo rapporto con alcune figure illustri della storia intellettuale a lui coeve, come Oldenburg, o di molto antecedenti, come Flavio Giuseppe. In tale linea di ricerca si colloca questo saggio, in cui viene delineata la vicenda intellettuale di Franciscus van den Enden (1602-74 ), maestro di latino di Spinoza. L'A. ne ricostruisce la biografia, cercando di provare la sua genuina fedeltà alla causa della Controriforma e del dominio spagnolo sui Paesi Bassi, e la diretta influenza, su questa sua scelta politico-religiosa, della formazione ricevuta dai gesuiti. Van den Enden diventerà consigliere di Luigi XIV e sarà agente segreto del Governatore dei Paesi Bassi spagnoli, nel complotto antifrancese che segnerà la sua tragica fine.
Di particolare interesse è il capitolo terzo della biografia, ricco di intrecci teologico-politici e rimandi iconografici, di cui si dà visione alla fine del volume. Questo capitolo è dedicato al tema della Gerarchia mariana, quale legame di mitografie e devozione mariana, corredata dalla sua simbologia e dall'intreccio di questa con la mitologia pagana. Nel 1637 veniva pubblicata l'opera Phoenix thenensis e cineribus redivivus di Bartolomé de los Ríos y Alarcón, dedicata proprio al nuovo Governatore dei Paesi Bassi spagnoli, il cardinale Ferdinando d'Austria. In essa viene narrato l'intrecciarsi dell'evento della riconsacrazione cattolica della cittadina di Tienen, la cui drammatizzazione viene resa con l'uso dei simboli della fenice e dell'Ercole empio, simboleggiante il calvinismo francese, che viene raffigurato nel vano tentativo di stroncare la fenice del culto mariano che risorge dalle ceneri. De los Ríos fonda nel 1626 una Confraternita degli schiavi del Dolce Nome di Maria e nel testo analizzato prescrive le armi (spirituali) del combattimento da intraprendere. È singolare notare come tale fondazione si inserisca in una tradizione che avrà sviluppi sempre più illustri, per l'opera e la mediazione di santi come Giovanni Eudes, Luigi Grignion de Montfort, Massimiliano Kolbe, che assoceranno con diversi carismi la militanza vigorosa e il fuoco della devozione mariana, con accenti sempre più spirituali e (provvidenzialmente) sempre meno politici con il succedersi dei secoli.
Di van den Enden erano da tempo conosciuti due scritti politici e il testo teatrale Philedonius (1657). Di questa opera nella parte finale del libro vengono forniti sia il testo latino in edizione critica sia la prima traduzione italiana integrale. Nelle indagini dell'A. viene delineata l'esperienza degli spettacoli organizzati dai gesuiti nel teatro di Amsterdam, ed emerge la prova non solo della partecipazione di Spinoza ad alcune messe in scena di opere di Seneca e Terenzio, negli anni 1657-58, ma anche della sua recita in una rappresentazione di Seneca. La novità del metodo teatrale dei gesuiti è sottolineata da Fumaroli, come riportato dall’A. (cfr p. 86 s), facendo riferimento al rapporto sempre più stretto tra retorica e arte drammatica, connessione di dir bene e immedesimazione del ruolo, di retore e attore.
Le note del volume danno conto della vasta bibliografia consultata dall’A. per la redazione del volume, completato da una ricca appendice iconografica, una bibliografia e un indice dei nomi. ;

Riferito a

Philedonius, 1657

Proietti Omero
Year: 2010
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