La Civiltà Cattolica
di M.L. Napolitano, IV, 2012, pp. 202-204
Lo studio delle materie canoniche ed ecclesiastiche è stato oggetto di costante attenzione fra gli addetti ai lavori, soprattutto per comprenderne suddivisioni, segmentazioni e sviluppo storico. Come sottolinea il Curatore, «non siamo in presenza di un settore di ricerca che risulta trascurato e, se proprio vogliamo trovare alcune falle nel quadro delle indagini, c'è da lamentare il fatto che una parte della cultura giuridica italiana, relativa all'età contemporanea, non conosce a sufficienza il dibattito sulle origini e gli sviluppi del diritto ecclesiastico italiano» (p. 11).
Si tratta di una storia non senza fratture. Si pensi all'epoca liberale, contrassegnata da un'acuta avversione verso tutto ciò che ricordasse la Chiesa; si pensi al Concordato, che con le sue norme ha agevolato il processo di riconoscimento del diritto ecclesiastico nell'ordinamento statale; o si pensi, ancora, al processo di recepimento della normativa ecclesiastica nella Costituzione italiana (cfr p. 12). A dimostrazione di quanto sopra, stanno i saggi raccolti in questo volume, con riferimenti di lungo periodo e con raccordi storici fra diritto canonico e diritto italiano.
Nel saggio di Condorelli sul concetto giuridico di tolleranza religiosa si esamina l'età medievale e quella moderna. Risulta ben formulato come la tolerantia attinga sia al diritto romano, sia al patrimonio teologico e giuridico della Chiesa. Allo sviluppo di tale concetto ha contribuito moltissimo il pensiero cristiano, di cui viene compiuta un'attenta analisi anche delle varie «glosse» della tolerantia, e delle varie distinzioni che il concetto ha conosciuto, nella teoria del diritto e nelle sue fonti (da sant'Agostino a Gregorio Magno, passando per Isidoro di Siviglia, fino a Graziano e al grande Aquinate). E proprio san Tommaso a segnare il passaggio del concetto di tolleranza (o intolleranza) dal piano ecclesiastico a quello civile, introducendolo nell'età moderna, specialmente con la lotta contro le eresie.
Alla base di tale sviluppo c'è anche il dissolvimento della societas christiana medievale. Da un lato, «la prospettiva di fondo continua a essere dominata dall'alleanza fra trono e altare» (p. 45 s); mentre dall'altro, con l'influsso del protestantesimo dei Lumi e della pace di Vestfalia, «il riconoscimento della tolleranza religiosa avviene a condizioni ed entro limiti che appaiono francamente insoddisfacenti non solo ai nostri occhi di osservatori del secolo XXI» (p. 52): con diritti riconosciuti ad alcuni e negati ad altri. Sicché la tolleranza, più che teoria fatta norma, appare come qualcosa di graziosamente concesso.
Alla nascita del diritto ecclesiastico è dedicato il saggio di Ferrari, attraverso l'analisi di Weber dei diritti religiosi e delle religioni, e della loro razionalizzazione; e cogliendo nell'opera di Schmitt lo sforzo di mettere in rapporto tutti questi fermenti con la nascita degli Stati nazionali e con l'affermazione dell'autorità dei singoli sovrani; e ancora, conseguentemente, con lo sviluppo di una dottrina dello Stato, su cui tanto influsso hanno comunque esercitato sia la teologia sia il diritto canonico. Ci si sofferma poi sulle problematiche relative al ruolo del diritto canonico nell'insegnamento universitario, da fine Ottocento alla Conciliazione.
Alla manualistica italiana di diritto ecclesiastico tra i secoli XIX e XX si dedica l'Adami, rilevando acutamente come il dissidio tra lo Stato unitario e il Papato «se in qualche modo favorì lo studio dei rapporti fra Stato e Chiesa, fece sì che questo fosse condotto più sotto un profilo politico che non giuridico» (p. 88), producendo una letteratura basata, diremmo oggi, sulla «logica dello schieramento».
Al contributo apportato dalla scienza civilistica alla nascita del diritto ecclesiastico italiano è dedicato il saggio di Fuccillo, il quale ha messo in evidenza tale contributo specialmente nel campo matrimoniale, della libertà religiosa e dei diritti personali e patrimoniali.
A Francesco Filomusi Guelfi il Dalla Torre dedica un denso saggio, collocando l'illustre giurista abruzzese «tra un già e non ancora», alle radici del moderno diritto ecclesiastico: sia per essere il Guelfi un grande civilista, sia per essere altresì un grande filosofo e un teorico del diritto e dello Stato; ciò che gli consentì di sistematizzare con incomparabile perizia la disciplina ecclesiasticistica.
Del giurista Santi Romano tratta invece il saggio di Mazzola, con particolare attenzione al problema delle relazioni tra lo Stato e le varie confessioni religiose, e sottolineando il suo «prendere le distanze dall'idea che lo Stato costituisca l'unica e sola forma di ordinamento giuridico»; mentre per Santi Romano lo Stato non è che «una delle svariate forme attraverso cui si può declinare un ordinamento giuridico» (p. 197).
Al contributo di Giuseppe Dossetti è dedicato il saggio di Cavana, con speciale riguardo alla riflessione sui lavori per la nuova Costituzione italiana, e mostrando i richiami a Maritain e alla cornice della «nuova cristianità», come base essenziale per la «rifondazione» del diritto ecclesiastico in Italia. In questa chiave va anche visto il grande contributo di Dossetti all'art. 7 della Costituzione italiana.
Chiude il volume il meditato contributo del Rivetti sulla figura di Attilio Moroni, il cui grande pregio è stato quello di chiamare il giurista teorico «a confrontare le proprie categorie con il tessuto giuridico reale, e ad analizzare istituti che trovano il loro fondamento in un equilibrato contemperamento tra teoria e prassi» (p. 283 ).
Questo volume si presenta dunque come un contributo assai importante alla riflessione (e, diremmo, anche alla tutela) di una cultura giuridica, quella canonico-ecclesiasticistica, che affonda le sue radici nella lunga storia europea.;
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