Quaderni fiorentini
17/01/2018
Di Ugo Bruschi, Letture, Quaderni fiorentini, XLV (2016), pp. 493-502, http://www.centropgm.unifi.it/quaderni/45/index.htm

“A chi ne abbia presente l’effige elegantemente dipinta dal pennello di Ramsay riesce difficile pensare che lo spettro di David Hume possa periodicamente, a quasi duecentocinquant’anni dalla morte, tornare a turbare i nostri sogni. Come è stato detto (1), il filosofo scozzese è troppo ben vestito, troppo paffuto e troppo serafico per accreditarsi come qualcuno chiamato a inquietare le riflessioni dei posteri. Al tempo stesso, a fronte del fulgore di quel ritratto, l’immagine del pensiero politico di Hume è andata coprendosi di un velo di polvere, forse non troppo spesso, ma certo offuscante, ed al suo autore è toccato sovente il destino di chi è consegnato ad un’etichetta di comodo, a restare tra gli scaffali delle biblioteche, citato e ricordato, ma — almeno in questo ambito — talvolta poco letto e studiato. Forse, non se ne avrebbe a male: del resto, nelle fonti coeve i suoi conoscenti sono soliti chiamarlo immancabilmente « le bon David » (le voci sibilanti di chi ne dice male appartengono ai suoi avversari ‘pubblici’, non a chi lo frequentava), e la bonomia che traspare da quei racconti indurrebbe a crederlo pronto a restare definitivamente abbandonato alla penombra dell’oblio. A ben vedere, però, è ancora la tela di Ramsay a far sorgere qualche dubbio, nel vedere il rosso squillante e gli imponenti galloni dorati della marsina che il filosofo scozzese ha indossato per posare (2). È una giacca degna di un sovrano, quella con cui Hume ci guarda dalla soglia del tempo: fatta per brillare nella penombra, fatta per fissarsi nei nostri occhi. Come, in realtà, continua ad interrogarci — al di là delle classificazioni di comodo — il pensiero di David Hume.

(1) A. SABL, Hume’s Politics. Coordination and Crisis in the History of England, Princeton and Oxford, Princeton University Press, 2012. Il ritratto cui mi riferisco è quello del 1766, alla Scottish National Portrait Gallery.

(2) Secondo un aneddoto, Giorgio III, pur apprezzando il quadro, avrebbe fatto notare che l’abbigliamento era troppo enfatico, al che il pittore avrebbe replicato che desiderava che i posteri constatassero che nel regno del sovrano un filosofo « aveva avuto una buona giacca sulle spalle »: cfr. A. SMART, Eleganza e sensibilità di un artista, in « FMR », XI (1992), 9, pp. 84-102, a p. 96”.

La recensione completa è disponibile all’indirizzo http://www.centropgm.unifi.it/quaderni/45/index.htm e nella sezione Download.;

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