Il Confronto letterario
14/12/2016
di Vera Cantoni, Il Confronto letterario, Quaderni di Letterature Straniere Moderne e Comparate dell'Università di Pavia, 65, 2016 - I, anno XXXIII, pp. 171-172

‘Poetica storica’: il nome dell’approccio, ben noto a chi già conosce le opere di Meletinskij (fra cui Introduzione alla poetica storica dell’epos e del romanzo, 1986, uscito in Italia nel 1993), può costituire un'etichetta problematica per l’accostamento di due prospettive apparentemente opposte, sincronica e diacronica. Eppure l'integrazione organica di queste visioni definisce efficacemente un metodo che coniuga comparatismo e storicismo e forse proprio per questo sfugge all’invecchiamento di cui soffrono tante teorie dai confini ideologicamente invalicabili.
Quello dedicato alla novella, pubblicata nel 1990 e qui tradotto per la prima volta in italiano, è uno degli ultimi libri di Meletinskij, la cui ricerca è stata interamente dedicata alle forme universali del racconto, da L'eroe della fiaba di magia (1958) a Sugli archetipi letterari (1994), passando per L'origine dell'epos eroico (1963), L'Edda e le forme primitive dell'epos (1968), La poetica del mito (1976), L'epos mitologico paleoasiatico. Il ciclo del Corvo (1979), Il romanzo medievale. Origine e forme classiche (1983). L'ampiezza degli orizzonti di riferimento evocata da questi titoli si trova rappresentata appieno nella Poetica storica della novella, in cui agli autori europei sono affiancati con pari cura non solo quelli americani ma anche e soprattutto quelli orientali, indiani, arabi e in particolare cinesi. Sul piano cronologico, invece, Meletinskij si pone un netto limite, rinunciando all’indagine sulla novella del ventesimo secolo, materia troppo vasta ed estremamente disomogenea, e fermandosi invece a un autore che ne anticipa le evoluzioni e lo stravolgimento, Čechov.
Come uno studio di anatomia comparata, dunque, Poetica storica della novella si concentra in particolare sull'origine del suo oggetto, analizzandone le varie manifestazioni nel tempo e nello spazio per individuarne al tempo stesso la natura intima e l'evoluzione. Infatti, se «non c'è e, con ogni probabilità, non può esserci una definizione esaustiva della novella» (p. 3), premessa indispensabile dell'approccio di Meletinskij è che «l’essenza di un genere, come di qualsiasi altro fenomeno, si svela meglio nell'analisi del suo 'essere altro' nelle diverse forme storico-culturali (areali e nazionali)» (p. 69). Pertanto, pur sintetizzando alcuni tratti caratteristici della novella, a partire dalla brevità, cui sono legate l'unicità del fatto, l'intensità strutturale, l'importanza di un punta di svolta nella 'curva' compositiva e la tendenziale prevalenza dell'azione sulla riflessione, Meletinskij procede soprattutto a identificarla empiricamente con l'analisi di innumerevoli esempi da un lato e la differenziazione dagli altri generi brevi dall'altro. In questo secondo ambito, l’accento cade in particolare sull'assenza dell'elemento didattico, sul fatto che l'azione risulta collegata agli impulsi individuali interiori dei personaggi e sul goethiano 'fatto inaudito' (v. p. 229), per cui è messa a fuoco più che la tipicità degli eventi la loro singolarità, l'etimologica 'novità'.
Ampio spazio è dedicato ai precursori della novella, tanto nella letteratura quanto nell'oralità folklorica - fiaba di magia, fiaba novellistica, fiaba aneddotica, aneddoto, exemplum, fabliau, Schwank - giungendo in particolare alla conclusione che la novella classica ha «ereditato le tradizioni della prenovella folklorica e dell'aneddoto, considerati come insieme unico» (p. 38). Non manca un excursus dedicato specificamente alla novella orientale. Però al cuore della Poetica storica della novella c'è lo studio della novella classica rinascimentale, di cui sono presi a modello i testi del Decameron. Quest'opera (o meglio queste opere, perché il motivo principale che le rende più significative dei Canterbury Tales di Chaucer è proprio la primazia dei singoli racconti sull'insieme complessivo) è individuata come il classico novellistico per eccellenza in quanto porta a compimento una serie di fenomeni essenziali: il passaggio da un registro inferiore a uno medio, grazie all'elaborazione retorica e stilistica e all'assorbimento di generi narrativi diversi; il superamento della 'situazionalità' dei conflitti; la narrativizzazione del nucleo comico degli aneddoti tradizionali; l'abbandono del didascalismo.
Nelle narrazioni di Boccaccio l'arguzia è strettamente connessa al punto di svolta e il motore principale dell'azione è l'iniziativa operosa dei personaggi, ma sarebbe improprio ritenere che l'umanesimo rinascimentale abbia generato la novella, puntualizza Meletinskij: «gli stili e le tendenze letterarie, e tanto più quelle ideologiche, non danno origine a nuovi generi, ma influenzano il processo della loro formazione e della loro trasformazione» (p. 358). Coerentemente con questo principio, anche i successivi sviluppi della novella sono sempre analizzati non in rapporto a correnti o fenomeni artistici, né tanto meno a eventi storici, ma sempre mettendo rigorosamente a confronto fra di loro le varie manifestazioni del genere, eventualmente in relazione ad altre forme letterarie contemporanee. In particolare I'affermazione del romanzo nei secoli XVII e XVIII non viene ignorata nell'esame delle novelle che nello stesso periodo tendono spesso a configurarsi come petit roman.
Già nell'indagine su questa epoca, rispetto alla definizione del genere Meletinskij dà più spazio alla descrizione delle specificità di tradizioni e autori, tendenza che prosegue anche più marcata nei successivi capitoli dedicati alla novella romantica e realistica (ma non solo) nel diciannovesimo secolo. D'altra parte, con l'individuazione del modello rinascimentale, e in particolare boccaccesco, come 'classico', la Poetica storica della novella fornisce la cosa più vicina a una definizione che si possa dare sulla base dei suoi presupposti, ed è dunque naturale che nelle pagine successive prevalgano nettamente le osservazioni sulle singolarità. I due poli di analisi e sintesi sono peraltro sempre presenti in questo libro, che offre il quadro generale dei fenomeni cui è dedicato ma anche una trattazione accurata, per quanto necessariamente breve, dei singoli autori, i cui nomi in grassetto nel testo, così come un indice analitico che riporta anche tutti i titoli delle novelle esaminate, permettono eventualmente una lettura mirata, focalizzata su uno scrittore o una tradizione. Per sua natura, però, il testo di Meletinskij è soprattutto un unico grande discorso, come mostra efficacemente la sintesi offerta dalle 'Conclusioni'.
L'edizione italiana include una nota introduttiva di Massimo Bonafin, particolarmente preziosa per chi non conoscesse lo studioso ucraino, di cui fornisce un profilo biografico e una sintesi del percorso di ricerca, oltre ad anticipare i contenuti dell'opera. Le note della traduttrice, Laura Sestri, offrono anche indicazioni utilissime sui termini usati da Meletinskij in senso tecnico. Vi sono alcune piccole sviste nel testo (come «mogli» al posto di «mariti» a p. 123 o «dare» anziché «prendere» a p. 304), forse già nell'originale russo, mentre a più riprese dove una novella era citata con il numero sbagliato la correzione è accuratamente segnalata.;

Riferito a

Poetica storica della novella

Meletinskij Eleazar Moiseevič, Bonafin Massimo (ed. it. a cura di)
Anno: 2014
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