Materia giudaica. Rivista dell’associazione italiana per lo studio del giudaismo
13/05/2019
Alessandro Guetta, rec. in «Materia giudaica. Rivista dell’associazione italiana per lo studio del giudaismo», 23 (2018), pp. 526-530.

Segnaliamo un brano che espone sinteticamente un aspetto importante delle ricerche dacostiane di Omero Proietti. La recensione completa si può trovare nel sito: http://www.giuntina.it

Sviluppando la sua monografia Uriel da Costa e l’«Exemplar humanae vitae», Proietti espone una serie di elementi importanti per stabilire la reale biografia di Da Costa e il ruolo del rabbino veneziano Leone Modena nella polemica contro l’eresia neo-caraita e di ispirazione deista, che si era sviluppata in quegli anni tra Amburgo e Amsterdam. In base a questa ricostruzione, Uriel da Costa visse a lungo a Amburgo prima di risiedere a Amsterdam, e fu appoggiato ‒ e non evitato come appare nella cosiddetta “autobiografia” Exemplar humanae vitae ‒ dai fratelli nel periodo del herem. Questo testo latino, secondo Proietti, che conferma e sviluppa intuizioni di ricercatori precedenti, è una vera e propria falsificazione fondamentalmente anti-ebraica, redatta essenzialmente dal teologo arminiano Philip van Limborch. Pur averroista, infatti, Da Costa rimase all’interno della cultura ebraica (i suoi riferimenti biblici sono tutti tratti dalla Biblia de Ferrara destinata agli ex-marrani) e non aspira a un superamento dell’ebraismo in vista di un razionalismo cristiano-evangelico.
Uno dei contributi più preziosi […] è la (forse) definitiva attribuzione a Da Costa stesso, e non a Modena, del testo anti-rabbinico Qol sakal (“La voce dell’insensato”), che potrebbe concludere una discussione storiografica risalente alla metà del 19° secolo. Proietti vede nelle opere polemiche del portoghese e dell’italiano un dialogo estremamente preciso, in cui le tesi diverse si confrontano in modo speculare: alle Propostas contra a Tradiçaõ del primo, il secondo avrebbe risposto con l’opera ebraica Magen we-sinna; Da Costa avrebbe poi sviluppato le sue tesi nei Tres tratados contra a Tradiçaõ, che Modena avrebbe tradotto in ebraico dando loro il titolo Qol sakal e iniziato a confutare nel suo Ša’agat ariyeh. Modena non sarebbe quindi un antesignano dell’ebraismo riformato, come sospettavano Geiger e Reggio nell’800 e, dopo di loro, uno stuolo di storici, ma un difensore accorto dell’ortodossi rabbinica criticata dall’averroista Uriel da Costa.;

Riferito a

Variazioni dacostiane

Studi sulle fonti dell’Exame das tradiço?s phariseas

Omero Proietti
Anno: 2017
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