la Repubblica
18/05/2018
di Simonetta Fiori, sabato 12 maggio 2018, pp. 32-33.

«Scrivere libri nell’anno zero dell’Europa

Salone di Torino. Da Javier Marías a Maylis de Kerangal, da Fernando Aramburu a Edith Bruck fino al politologo Yascha Mounk. Al Lingotto ci si interroga sul destino in bilico del Vecchio Continente percorso dai nuovi nazionalismi.
(…)
L’onda nera del nazionalismo fa paura ad Edith Bruck, ebrea di origine ungherese sopravvissuta ad Auschwitz. “Come se il pendolo della storia fosse tornato indietro”, dice mentre si prepara a presentare il suo libretto di poesie per le edizioni dell’Università di Macerata. “Si riparte da zero. La storia non ci ha insegnato nulla”. La vittoria di Orban le procura "un dolore vivo", così come la inquietano i germi antisemiti che affiorano ovunque. "Quello europeo è rimasto un sogno, mai completamente realizzato. Oggi mancano le grandi figure carismatiche che gli diedero vita. Non c'è una politica comune. E ogni paese bada soltanto ai propri interessi". Secondo la scrittrice non c'è mai stata un'autentica e profonda riflessione collettiva su quel che è accaduto nella Seconda guerra mondiale. "Io ho visto morire il mio popolo e la mia famiglia. E non posso dimenticare gli orrori dei nazionalsocialismi (…)».

http://www.repubblica.it/;

Riferito a

Versi vissuti

Poesie (1975-1990)

Edith Bruck, a cura di Michela Meschini
Anno: 2018
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