La Bottega di Hamlin
22/05/2017
di Donato Bevilacqua, La Bottega di Hamlin, 17 maggio 2017

'La scrittura, il cervello e l’era digitale', di John Picchione, è un’analisi sul rapporto tra nuove tecnologie e processi umani, che sembra portare al declino di alcune capacità basilari e alla formazione dell’Homo Videns.

La scrittura, il cervello e l’era digitale è un prezioso saggio edito da EUM con il quale John Picchione analizza in maniera attenta e precisa il rapporto tra la letteratura e la cultura della tecnologia che ha invaso la nostra epoca.
John Picchione parte da alcune domande precise: che effetti hanno tecnologia ed elettronica sulla scrittura? Quali sono le conseguenze di questo strettissimo legame personalità e multimedialità digitalizzazione spinta all’estremo? Come diventano letteratura, pratiche pedagogiche e sviluppo del sistema neuronale a contatto con le nuove tecniche.
La scrittura, il cervello e l’era digitale cerca di dare risposta a queste domande senza passare per strade troppo astruse, vocaboli impronunciabili, termini troppo “scientifici”. Picchione ci fa comprendere come i cambiamenti dei sistemi umani vanno capiti partendo da una sorta di interiorizzazione di tecnologia, che sta portando all’annullamento della capacità di scrittura e dei rapporti personali. L’autore sostiene cioè che la tecnologia modella la nostra mente, mettendo in crisi alcuni valori fondamentali dell’Occidente, come la scrittura.
Nel mondo di oggi, sostiene John Picchione, vince «l’Illetteratismo, una forte incapacità di comunicare attraverso la scrittura, proprio perché non si legge». La scrittura, il cervello e l’era digitale è quindi uno strumento utile non solo perché descrive bene il nuovo uomo Occidentale, «l’Homo Videns il cui sistema percettivo è totalmente modificato», ma anche perché ci avverte su come l’abuso di tecnologia alteri il nostro sistema di pensare, e porti alla perdita di capacità basilari, come scrittura e lettura.
Ma ciò che fa John Picchione va ben oltre, perché analizzando la marginalizzazione della cultura umanistica, il libro La scrittura, il cervello e l’era digitale tocca anche il problema dell’incapacità di porsi domande, di fare ricerca, di “problematizzare il mondo”, di articolare il pensiero che sta alla base di ogni società democratica. E mentre si affievoliscono i saperi reali e le esperienze, dilagano populismi e svilimento culturale.
La letteratura che stiamo perdendo, afferma Picchione, è cultura riflessiva, terreno per l’immaginazione, dialogo con l’altro e terapia, spazi e momenti di cui soprattutto i giovani hanno bisogno.

Scienza e tecnologia ci svelano conoscenze dei nostri mondi naturali e aumentano l’efficienza con cui possiamo gestire le nostre esistenze. Quello che non potranno mai offrirci è il sentimento del vivere, l’eccitazione dell’esserci.

http://libri.labottegadihamlin.it/recensioni/john-picchione-la-scrittura-cervello-lera-digitale-4607;

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